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L'architetto

Ricordate l'Apolologo del povero ricco, scritto nel 1900 da Adolf Loos? Se non siete architetti forse non lo avete mai letto, ma vi consiglio di farlo, perché è molto divertente e triste al tempo stesso. Ve lo racconto in sintesi.

Un uomo alquanto ricco voleva trasformare la sua casa, dove aveva abitato tranquillo e felice per tanti anni, in un'opera d'arte, perché non era più disposto a vivere senz'arte. E l'architetto al quale aveva chiesto di fornire di arte la sua casa - e perciò la sua vita- aveva disegnato ogni particolare della casa, coprendo tutte le superfici di minuziosa decorazione: egli aveva previsto tutto, perfino il ricamo sulle sue pantofole. L'uomo era molto felice di tutto questo, la sua casa pullulava di opere d'arte, veniva lodata e descritta dai periodici dell'arte dell'epoca, era oggetto di illustrazioni e discussioni. Certo la vita per lui era diventata alquanto impegnativa, non sempre ricordava il posto giusto concepito dall'architetto per ogni cosa, per esempio ogni tanto gli capitava di posare la cenere del sigaro in una cavità del tavolo destinata, invece, ad accogliere il candelabro! Ed anche un po' faticosa, per esempio alcune mattine ricordava la vecchia sedia a dondolo su cui il padre era solito schiacciare un riposino, che naturalmente non aveva potuto trovare collocazione nella nuova sistemazione di casa e si rattristava, i suoi occhi si inumidivano; così preferiva uscire di casa, andare al bar o dagli amici per distrarsi. Un giorno accadde un episodio: in occasione del compleanno, all'uomo vennero offerti dai familiari dei regali, acquistati dalla più stimata ditta di arte applicata. L'architetto, interpellato dall'uomo per trovare la collocazione più appropriata di questi oggetti, diventò furioso per il solo fatto che il suo cliente avesse osato accettare regali senza consultarlo. Per lui la casa era del tutto finita e così il cliente: era già "completo". Non avrebbe potuto accettare più nulla, neppure un lavoretto fatto all'asilo dal nipotino. "L'uomo felice si sentì all'improvviso, profondamente, infinitamente infelice. Vide la vita che l'aspettava. Nessuno avrebbe più potuto dargli una gioia. ... Era escluso per il futuro della vita, dai desideri e da ogni aspirazione. Egli intuì: ora avrebbe dovuto andarsene in giro con il proprio cadavere. Si! Era finito! Era completo!"

Ho letto questo Apologo circa vent'anni fa quando ero all'università e l'ho sempre tenuto in un cassetto per fare memoria di quanto non avrei mai dovuto fare qualora un giorno fossi diventata un architetto vero! Oggi, a distanza di venti anni, rileggendolo per contrasto mi viene in mente Tecla, una delle città invisibili di Calvino, quella colma di impalcature, ponti e cavalletti, i cui abitanti, interrogati sul perché la sua costruzione duri così a lungo, rispondono: perché non cominci la distruzione, e poi soggiungono, non solo della città.

Dietro ogni costruzione di casa, dietro ogni ristrutturazione c'è sempre qualcosa di più profondo, ci sono delle attese, dei sogni, dei desideri, delle paure anche. In questi anni mi è capitato di costruire o ristrutturare casa per coppie di fidanzati, per coppie di novelli sposi, per coppie più attempate con figli alla ricerca di un cambiamento in una routine familiare avvertita come troppo stretta, per chi si trasferiva di città e voleva dare inizio ad una attività lavorativa legata proprio alla sua nuova casa, per signore rimaste vedove la cui abitazione ormai vuota sembrava insopportabilmente grande, per persone il cui coniuge si era ammalato e che dovevano far fronte ad esigenze nuove nel quotidiano, per più persone o famiglie che insieme volevano dare corpo al desiderio di condividere il quotidiano nella forma di piccole comunità, .... Ho incontrato tante storie, ognuna sacra, potrei dire prendendo in prestito il titolo di un bellissimo libro di Jean Vanier, certamente ciascuna a modo suo.

Progettare, fare case è qualcosa di molto concreto, non è un'operazione da psicologi, per capirci. Occorre continuamente aggiornare le proprie conoscenze in merito ai materiali, alla loro posa, alle tecniche costruttive, alle soluzioni impiantistiche che portino ad un risparmio energetico; è necessario anche districarsi nella selva oscura della normativa e soprattutto della burocrazia italiana, che a fronte di uno sbandierato processo di semplificazione, sta rendendo la vita a noi tecnici davvero difficile!

Ma c'é un quid, c'é sempre qualcosa che per lo più il committente non ti dice o non ti chiede mai esplicitamente, é quel qualcosa di gratuito che l'architetto può cogliere ed offrire (gratuito sia perché nessuno mai te lo paga sia perché sarebbe impagabile) e che é ciò che fa la vera differenza nel fare questo mestiere, perché parafrasando una celebre frase di Calvino "di una casa il cliente non gode le sette o le settantasette stanze, ma la risposta che dà ad una sua domanda".